Cuffie Hifiman Jade II combo vs Sennheiser HD800

Il motivo principale che mi ha spinto a saggiare l’ultima creazione Hifiman è stata proprio quella di capire quanto potesse aggiungere all’ascolto del mio attuale corredo di riferimento costruito attorno alle Stax ed alle Sennheiser HD 800 e HD 800s.
Le HD 800 sono come dei piranha, affamate divoratrici di musica classica, fanno principalmente quello e lo fanno meglio di ( quasi ) tutte le altre. Classica vocale, strumentale, formazioni…. mentre sulla sinfonica, a mio avviso, denunciano qualche lieve limite sulle masse orchestrali impegnative.
Meno “magiche” ma più onnivore le 800s che lascio da parte per il momento. Non ho avuto molte remore a far suonare le Sennheiser con l’Estro armonico e con il Bryston BHA1 notoriamente amplificatori decisamente ben suonanti con le 800, visto che anche le Hifiman Jade II sono assistite da un amplificatore dedicato che riesce a farle esprimere a dovere. Sul versante del costo dell’insieme, ragionando a listino, il combo hifiman è piuttosto simile a quello della Sennheiser HD800 + amplificatore valvolare. Il dac per entrambi è il Lector digitube 192.

Da questo momento in avanti, si tratta di gusto personale, ogni giudizio oggettivo ed emozionale riguarda esclusivamente le mie “orecchiette rintronate” perché i due sistemi suonano “moltissimo benissimo” entrambi.
Descrizione veloce per la Jade: rigore – reattività – non affaticante – bellezza – ascolto a metà sala – musicalità – leggera coloritura nella parte bassa - linearità
Descrizione veloce per Sennheiser HD800: emozione – palcoscenico - musicalità – coinvolgimento – bellezza – rifinitura timbrica – presenza – linearità non eccelsa

Tracce ascoltate nei confronti
Beethoven - triple concerto DG 24/96
Bartoli – Farinelli decca 24/96
Mahaler sinfonia n.2 - Rattle
Gino Paoli - appunti di un lungo viaggio
Mischa Maisky – Adagietto DG 24/96
Norah Jones, NOA, Piovani, Jarrett ed altre amenità

Avevo i due impianti a portata di mano, ma un po’ per il gusto di novità ed un po’ per la dinamica affascinante unito ad una linearità che conquista per correttezza di esposizione ho afferrato più spesso le Hifiman anche se devo riconoscere che ogni volta che mettevo le HD800 mi sentivo nuovamente a casa.
Però dopo aver indossato le jade è stato più facile notare il palcoscenico un po’ troppo esteso, magnificamente artificiale delle Sennheiser ed un basso che in certe esecuzioni era fin troppo grasso e appesantito.
L’aspetto che mi piacerebbe avessero le Sennheiser HD800 è quella agilità, quel Sennheiserso di slancio senza sforzo apparente che la elettrostatica Jade ii sfodera nel solcare lo spettro delle frequenze, passando da un grave ad un acuto con una naturalezza tale come potrebbe saltellare un atleta in assenza di gravità.

In confronto le HD800 sembrano portarsi dietro un’inerzia ( che non inficia l’ascolto ) ma che traspare nel salire o scendere di tonalità repentinamente, come un atleta possente che nell’atto supera per slancio muscolare anche la forza di gravità.
Il pieno d’orchestra arriva nelle jade come un fulmine secco che colpisce a poche centinaia di metri; mentre con le Sennheiser assomiglia più al tuono annunciato che esplode in tutta la sua potenza rimbombando un poco di più.
Per contro, manca nelle Hifiman quella spinta e quell’energia di potenza che investe i trasduttori di una cuffia dinamica nel momento in cui arriva corrente: ad esempio in un crescendo orchestrale capace di trascinare l’emozione e di farci palpitare insieme all’orchestra come fosse ascoltata dal vivo….in questi frangenti la hifiman rischi di apparire un po’ timida.
Il clarinetto lo rende meglio la HD800 perché ha una coloritura, anzi, una presenza di armoniche e di sfumature più ricca e completa; la chitarra jazz mi è sembrata nella stanza quando suonava nelle Jade.

La Jade ha il tipo sound Hifiman delle migliori realizzazioni, mi ricorda l’Arya ma senza tutta la carne che la magneto planare riesce a mettere al fuoco, però la sensazione d’ascolto è simile, ci si accomoda a metà sala nell’auditorium, non si è mai proiettati sul palco affianco al cantante o ai musicisti come altre cuffie sanno fare, nel bene e nel male. Questa scelta, differente rispetto alla HD800, investe l’esperienza d’ascolto perchè a metà sala giunge un insieme di note, una massa sonora visibile per intero che per merito del potere risolvente della Jade non è congestionato o impastato, ma nettamente suddivisibile strumento per strumento grazie al lavoro di cesello che statori e membrane riescono a generare.
Mentre con le HD800 si è proiettati in avanti, sotto il palco e talvolta persino affianco ai musicisti, ed è più facile essere coinvolti dalle singole linee melodiche e strumentali eseguite.
Che sia meglio o peggio dipende principalmente dai gusti e delle personali opinioni in merito all’ascolto della riproduzione musicale, di sicuro le Hifiman hanno un asso nella manica che complice l’amplificatore fornito con combo calano ogni volta che la musica lasica il posto al silenzio. Le Jade sanno creare un vero nero infrastrumentale, un silenzio dal quale è un piacere sentir nascere qualsiasi suono, sia che si tratti di un flebile incipit che in un violento insieme improvviso.
Si tratta sicuramente di uno degli aspetti che mi ha conquistato maggiormente.

Sul pianoforte solista, anche mia moglie pianista non ha avuto dubbi, la Jade è una regina incontrastata e dipende solamente dal tipo di registrazione effettuata ritrovarsi in scena con l’interprete o qualche fila indietro ma sempre pronti a cogliere ogni minima sfumatura.
Registro basso medio e acuto trova un respiro ed una compostezza che la Sennheiser, pur nella sua magica atmosfera non riesce a rendere cosi alla perfezione: rumori della meccanica, martelletti e pedali sembrano un tutt’uno con l’esecuzione, mentre con la Sennheiser acquistano musicalità anch’essi,…diciamo dove non servirebbe.
Il contrabbasso solista è un vero dilemma: cosa preferire ? la pienezza e l’opulenza sfoderata dalla tedesca o la precisione e l’elasticità affascinante della cinese ?

In conclusione accompagnarsi negli ascolti con “miss Jade” sembra come uscire con la maestrina più bella del mondo: ogni argomento di conversazione è l’occasione per imparare qualcosa, per apprendere una circostanza nuova, una sottolineatura didattica, sempre posta con garbo e senza alcuna saccenteria, ma senza incontrare mai nello sguardo di Jade una indulgenza, od un accenno di sorriso.
Tutto avviene entro i binari della riproduzione fedele di quello che è stato ripreso e da quello che c’è sulla scena.
La 800 in confronto è una miss intelligente che nella lucida esposizione infila la mezza battuta che rende la conversazione più leggera e piacevole, in altre parole più emozionale. E siccome di musica stiamo parlando, alla fine la 800 con i suoi deficit di velocità mostrati in alcuni occasionali frangenti nei confronti musicali, sopratutto quando si tratta di salire e scendere come su un otto volante, oppure di toccare una nota profonda e scolpirla piuttosto che mostrarla fra le altre,….alla fine dicevo, risulta quella che coinvolge maggiormente.
E se ascoltassimo la Hifiman Jade su un amplificatore valvolare, il verdetto del confronto sarebbe identico ? Vi anticipo che non è così, anzi,.....ma ve ne parlo nel prossimo articolo



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Una premessa finale !

Per rendere questa recensione utile a tutti, va ricordata una premessa essenziale: la musica passa attraverso le orecchie che possiedono forma e sensibilità diversa per ciascuno di noi, vale a dire che non solo producono una risposta diversa alle varie frequenze per caratteristiche morfologiche, ma soprattutto rispondono differentemente l'una dall'altra alle sollecitazioni prodotte da talune bande di frequenze in particolare.
Nel mio caso specifico ( lo scrivo per orientarvi alla lettura ) manifesto una certa intolleranza alle frequenze troppo pronunciate attorno al 1,2khz e trovo altrettanto insistenti quelle troppo enfatizzate vicine ai 90hz.
Questo preambolo servirà a tarare il lettore circa la mia criticità analitica, Che talvolta manifesterà Dei giudizi viziati dal gusto squisitamente personale, così come personale è Il repertorio d'ascolto che nel mio caso e lato per la maggior parte del tempo musica classica cameristica, sinfonica e vocale.
La riproduzione di un quartetto d'archi a titolo d'esempio, metterà in luce alcuni aspetti sonori che la medesima cuffia / amplificatore / sorgente impegnato in altri generi musicali non riuscirà ad indagare con tanta introspezione. Vale ovviamente, ( e per fortuna ! ) il contrario.
L’ovvia conclusione di questa premessa è che ciascuno ha le proprie orecchie ed i propri gusti musicali e d’ascolto, e principalmente a questi deve affidarsi anche a dispetto di una lusinghiera recensione verso questo o quell’apparecchio.
Nelle recensioni dell’Orecchio Musicale non sono solitodilungarmi in misure, rilevazioni, dettami costruittivi. ecc…perchè a meno di difetti o pregi particolari da porre in evidenza al fine della percezione audio, risultano informazioni facilmente reperibili presso il sito del produttore. L’unico motivo valido per leggere la mia opinione in merito è quella di ascoltare il parere delle orecchie di un musicista.
Grazie e buona lettura.


About me
Stefano Medici, musicista, scrittore e direttore artistico, si diploma in chitarra col massimo dei voti e borsa di studio, risulta vincitore in numerosi concorsi internazionali; svolge attività di concertistica da solista e in orchestra sia in Italia che all’estero, è docente alla cattedra principale dell’Accademia della Musica.
Revisore e trascrittore di opere per chitarra ha al suo attivo collaborazioni con RAI e MEDIASET, apprezzato musicista da pubblico e critica, nella sua carriera ha ricoperto importanti incarichi culturali per il Ministero, il Conservatorio e la Regione Veneto, avviando iniziative di diffusione culturale in collaborazione anche con l’Università di Padova e Confindustria Veneto.
Ideatore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi, dal 1995 è presidente e fondatore dell’Accademia della Musica, con la quale svolge un’importante ricerca nel campo delle neuroscienze e della Bio-risonanza applicata alla musicoterapia.

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